LA DISTOPIA

Se l’utopia è la prospettiva ideale, un mondo ipotetico troppo perfetto per potersi realizzare, la distopia è il suo contrario: la proiezione negativa portata all’estremo. L’ambientazione dei romanzi distopici è sempre un futuro in cui vengono esasperate le problematicità della società attuale. Spesso infatti dietro a questi romanzi si cela una critica nei confronti del mondo in cui viviamo.  La letteratura distopica si può dividere in due filoni: quello post-apocalittico e quello fantapolitico. Il genere post apocalittico si identifica con una catastrofe planetaria che ha retrocesso la società a uno stato primitivo e ridotto la popolazione quasi all’estinzione. Emblematici sono i romanzi  Io sono leggenda di Richard Matheson.  L’altro filone è quello fantapolitico, in cui la popolazione si ritrova schiava di regimi totalitari, spesso ispirati a quello nazista o stalinista. Elementi fondamentali delle dittature ritratte nei romanzi distopici sono la propaganda e la censura. Quest’ultima viene esasperata in 1984 di Orwell, in cui il regime totalitarista pretende di controllare ogni aspetto della vita umana. Da qui il celebre slogan “Big Brother watching you”.

Un altro esempio di romanzo distopico è Fahrenheit 451 di Bradbury dove la scrittura è vista come arma di rivolta e insurrezione, infatti la parola scritta è bandita e i libri vengono bruciati dai pompieri incendiari.

Infine l’elemento tecnologico è sempre molto presente, spesso in una accezione negativa, in quanto controlla e assoggetta l’individuo. Pervasiva e invasiva, la tecnologia tende a sostituire il reale. 
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