Spagna: cibo e corrida a passo di flamenco!

IL FLAMENCO

Un tempo ristretto nella zona dell’ Andalusia, oggi il flamenco fa parte della cultura e della tradizione musicale della Spagna intera, anche se resta confinato, oltre che nelle zone di origine (Spagna meridionale) solo nelle grandi città del resto della Spagna. Al nord, in Catalogna, viene spesso guardato con disprezzo, come sottocultura popolare.  Quel che è certo è che questa nobile arte, che sa essere allegra e solare, ma anche passionale o romantica e malinconica, nasce dalla seduttiva mescolanza delle culture mediterranee tradizionali e da dure condizioni di vita, come l’emarginazione ma anche come la dolorosa consapevolezza dell’esistenza: per questo risulta difficile oggi comprenderla fino in fondo e conserva intatto un indiscutibile fascino.

primi cenni di quest’arte vengono fatti risalire al XVIII secolo, periodo in cui questa danza rappresenta la purezza del sentimento e della passione, legati ad uno stile di vita estremamente libero : nasce infatti come canto senza musica, che si aggiungerà solo in seguito. Verso la metà dell’Ottocento infatti il musicista gitano El Fillo porta alla ribalta il Flamenco cantando e musicando le gesta dell’eroico torero Paquito. Nasce così l’epoca d’oro del Flamenco, che si amplia, fino a contenere – a tutt’oggi – ben 40 ritmi diversi. Da allora i gitani inizianrono ad esibirsi nei locali di tutta la Spagna . All’inizio del Novecento, il Flamenco approda finalmente anche a teatro e viene esportato in tutto il mondo.

FONTE: https://www.tierra.it/il-flamenco.html

IL CIBO

LA CORRIDA

La corrida è il fenomeno che nei secoli ha concorso a costituire l’identità spagnola nell’immaginario collettivo. Come noto, però, via via nel corso degli anni Isole Canarie, Baleari e Catalogna hanno vietato le corride, dando luogo a proteste e contenziosi, anche a livello costituzionale.

In genere in ogni corrida si alternano 3 toreri e 6 tori per circa 2 ore.

Lo “scontro” -se così si può definire- inizia con il “matador” (torero) che spinge il toro verso il “picador” (torero a cavallo). Quest’ultimo infligge ripetutamente dietro il collo dell’animale un’asta chiamata pica (un arpione di legno con una punta uncinata di metallo), per indebolirlo ed impedirgli di muovere la testa.

Dunque giunge il turno dei “banderilleros“, che conficcano nel corpo dell’animale già stremato e sanguinante una serie di banderillas, dei piccoli arpioni di legno coperti di carta colorata dotati di un rampone per attaccarsi al dorso del toro ed aumentare il sanguinamento.

In conclusione è il momento dello show del matador, che istiga il toro con la famosa muleta, il drappo color rubino. Il macabro gioco continua finché il toro non si inginocchia a terra, sfinito e in preda ad un’atroce sofferenza.

Con un gesto teatrale dunque il matador conficca l’estoque (spada) tra le scapole dell’animale, uccidendolo tra gli applausi concitati della folla.

Ogni anno sono più di 10000 i tori uccisi in questo genere di manifestazioni, nella sola Spagna. 

Gli eventi di tauromachia in Spagna sono circa 6000 all’anno, quasi 2000 le corride. Di queste ultime, la maggior parte si svolge nelle regioni di Castilla-La Mancha (380 all’anno), Andalucia (360 all’anno) e Castilla y Leòn (330 all’anno).

Nella sola capitale, Madrid, ogni anno avvegono ben 280 manifestazioni legate alla tauromachia.

La prima regione spagnola ad abolire questa discutibile tradizione furono le lontane Isole Canarie, nel 1991.

Recentemente anche la Catalunya, con il consueto orgoglio indipendentista, ha preso le distanze dall’usanza della corrida de toros abolendola a seguito di un’iniziativa legislativa popolare sostenuta da 180000 firme. Nel luglio 2011 il Parlamento Catalano decretò la non-legalità della corrida sul territorio della regione con 68 voti contro 55.Per questo motivo dal 2012 non è più possibile assistere a questo genere di eventi nei dintorni di Barcellona.

FONTE: http://www.clubtaurinoitaliano.com/notes/la-situazione-legale-della-tauromachia-spagna-parte-1

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