Divina Commedia, Inf. Canto III (lezione 28/11)

Argomento del Canto

Dante e Virgilio giungono alla porta dell’Inferno. Ingresso nell’Antinferno, dove incontrano gli ignavi (tra loro Celestino V). Incontro con Caronte, taghettatore dei dannati sul fiume Acheronte. Terremoto e svenimento di Dante.
È la sera di venerdì 8 aprile (o 25 marzo) del 1300.

La porta dell’Inferno (1-21)

Dante e Virgilio giungono di fronte alla porta dell’Inferno, su cui campeggia una scritta di colore scuro. Essa mette in guardia chi sta per entrare, ammonendo che tale porta durerà in eterno e che una volta varcata non c’è speranza di tornare indietro. Dante non ne afferra subito il senso e Virgilio lo ammonisce a sua volta a non aver paura e a prepararsi all’ingresso nell’Inferno, tra le anime dannate. Quindi il poeta latino prende amorevolmente Dante per mano e lo conduce attraverso la porta.

Gli ignavi. Celestino V (22-69)

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Ritratto di Celestino V
Una volta varcata la soglia, Dante sente un orribile miscuglio di urla, parole d’ira, strane lingue che lo spingono a piangere in quel luogo buio e oscuro. Dante chiede a Virgilio chi emetta quegli orribili suoni e il maestro spiega che sono gli ignavi, le anime di coloro che non si schierarono né dalla parte del bene né da quella del male e che ora risiedono nel Vestibolo dell’Inferno. Sono mescolate agli angeli che non si schierarono né con Dio né con Lucifero; le anime degli ignavi sono tanto misere che secondo Virgilio non sono degne di essere guardate da Dante troppo a lungo.
Dante vede che le anime corrono dietro un’insegna senza significato, che gira vorticosamente su se stessa. Formano una schiera infinita e tra esse Dante crede di riconoscere papa Celestino V, che per viltà rinunciò al soglio pontificio. Il poeta è sicuro che questi siano proprio gli ignavi, che spiacquero tanto a Dio quanto ai suoi nemici: essi sono punti e tormentati da vespe e mosconi, che gli fanno colare il sangue dal volto, il quale cade a terra mischiato alle loro lacrime e viene raccolto da vermi ripugnanti.

Il fiume Acheronte. Caronte (70-105)

Poco dopo i due poeti giungono nei pressi di un grande fiume (l’Acheronte), sulla cui sponda sono accalcate le anime dannate. Dante è ansioso di sapere da Virgilio chi siano quelle anime e cosa le renda in apparenza pronte a varcare il fiume, ma il maestro risponde che avrà tutte le risposte quando raggiungeranno l’Acheronte. Dante prosegue senza aggiungere altro e poco dopo vede giungere Caronte, il traghettatore dei dannati, che rema verso di loro a bordo di una barca: è un vecchio dalla barba bianca, che grida minaccioso alle anime di essere venuto a prenderle per portarle all’Inferno, tra le pene eterne.
Caronte si rivolge poi a Dante e lo invita ad andarsere, essendo ancora vivo; aggiunge anche che Dante dopo la morte non andrà lì, bensì in Purgatorio. Il demone è zittito da Virgilio, che gli ricorda che il viaggio di Dante è voluto da Dio e lui non può opporsi. A quel punto il nocchiero, che ha gli occhi circondati di fiamme, tace, mentre le anime tremano di terrore e bestemmiano Dio, i loro genitori, il momento della loro nascita.

Caronte porta via i dannati (106-129)

 

I dannati si accalcano lungo la sponda e Caronte fa loro cenno di salire sulla sua barca: stipa le anime dentro di essa e batte col suo remo qualunque anima tenti di adagiarsi sul fondo. I dannati si gettano dalla riva alla barca proprio come le foglie cadono dagli alberi in autunno. Caronte le porta dall’altra parte del fiume e, prima che siano scese, sulla sponda opposta si è formata un’altra schiera.
Virgilio spiega a Dante che tutti i dannati finiscono sulle sponde dell’Acheronte e qui la giustizia divina li spinge a desiderare ardentemente di passare dall’altra parte. Perciò non c’è da stupirsi se Caronte protesta per la presenza di Dante in quel luogo, dal momento che il poeta è destinato ad essere salvo.

Terremoto e svenimento di Dante (130-136)

Alla fine delle parole di Virgilio, il suolo infernale è scosso da un tremendo terremoto, così spaventoso che Dante ne ha paura al solo ricordo. Si vede una luce rossastra, la quale fa perdere i sensi a Dante; il poeta cade svenuto a terra.

FONTE: https://divinacommedia.weebly.com

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